Oh, qual soave brivido L’acceso petto irrora! Ah, ch’io t’ascolti ancora Rispondermi così! Astro di queste tenebre A cui consacro il core: Irradiami d’amore E più non sorga il di!
Per sei anni tutti i tentativi di rappresentare il Tristano vanno a vuoto.
Vienna abbandona l’impresa dopo una settimana di prove.
La partitura appare ineseguibile.
Solo l’idolatria Wagneriana di Luigi II di Baviera riusciranno a superare ogni ostacolo.
Uscendo dallo spettacolo, la sera del 10 giugno 1865, il re, sconvolto dall’emozione, invia a Wagner un delirante biglietto in cui fa proprie le ultime parole di Isotta:
MIO UNICO! MIO SANTO!
QUALE RAPIMENTO. PERFETTO. SOPRAFFATTO DALLA DELIZIA.
All’età critica dei quaranta anni si sente sopraffatto dalle angosce
spirituali e materiali.
Uniche consolazioni la filosofia di Schopenhauer e l’intima amicizia con la bella Mathilde, moglie del ricco Otto Wesendonk.
I due rifugi, per l’intelletto e per il cuore, devono essere armonizzati accuratamente per il progresso dell’opera d’arte.
…….
nella filosofia di Scopenhauer, liberamente interpretata, ha trovato il riposo nel cordiale e sincero desiderio della morte…..
E la parafrasi anticipata del delirio del Tristano, in armonia con la nuova evoluzione del rapporto con Mathilde.
……..
Ora tutti devono adattarsi a nuove parti in armonia con la nuova creazione: Richard e Mathilde scalano le vette della passione notturna, il compiacente Otto dovrà comportarsi come il saggio re Marke rinunciando ai diritti nuziali, mentre la signora Wagner, la prosaica Minna, dovrà comprendere che i rapporti eccelsi superano il suo limitato orizzonte.
La sistemazione vela quel tanto di sordido che accompagna le relazioni di Richard -visite clandestine in assenza dei rispettivi coniugi, servi corrotti e messaggi segreti.
Sopratutto crea intorno alla nascita della sconvolgente partitura un clima di esasperata tensione in cui l’artista possa vivere furori e lacerazioni di una passione sovrumana.
Mitten im Schimmer der spiegelnden Wellen Gleitet, wie Schwäne, der wankende Kahn; Ach, auf der Freude sanftschimmernden Wellen
Gleitet die Seele dahin wie der Kahn: Denn von dem Himmel herab auf die Wellen Tanzet das Abendrot rund um den Kahn. Über den Wipfeln des westilichen Haines Winket uns freundich der rötliche Schein. Unter den Zweigen des östlichen Haines Säuselt der Kalmus im rötlichen Schein; Freude des Himmels und Ruhe des Haines Atmet die Seel im errötenden Schein. Ach, es entschwindet mit tauigem Flügel Mir auf den wiegenden Wellen die Zeit. Morgen entschwindet mit schimmerndem Flügel Wieder wie gestern und heute die Zeit, Bis ich auf höherem, strahlendem Flügel Selber entschwinde der wechselnden Zeit.
Da cantare sull’acqua
Nello scintillìo delle onde specchianti
Scivola come un cigno la barca ondeggiante;
Ah, sulle onde dolcemente scintillanti di gioia
L’anima scorre, come la barca:
Perché dal cielo fin giù sulle onde
Danza il crepuscolo attorno alla barca.
Sopra le cime del boschetto a ponente
Il rossastro bagliore ci saluta amichevolmente.
Sotto i rami del boschetto a levante
Sussurra la canna nel rossastro bagliore;
Gioia del cielo e quiete del bosco
Respira l’anima nel vermiglio bagliore.
Ahimè, si dissolve su ali di rugiada
Il mio tempo, sulle onde cullanti.
Domani svanirà con ali splendenti
Di nuovo il tempo come ieri e oggi.
Finché con ali più alte e radiose
Io stesso non sfuggirò al Tempo incostante.
Charles Baudelaire descrisse le sensazioni di questo preludio dopo averlo ascoltato per la prima volta durante i concerti parigini del 1860: “Mi sentii liberato dai legami di pesantezza e ritrovai la straordinaria voluttà che circola nei luoghi alti. Dipinsi a me stesso lo stato di un uomo in preda ad un sogno in una solitudine assoluta, con un immenso orizzonte e una larga luce diffusa. Un’immensità con il solo sfondo di se stessa. Allora concepii l’idea di un’anima mossa in un ambiente luminoso, ondeggiante al di sopra e molto lontano dal mondo naturale”.
se Chaeles dice una cosa così come si fa a non ascoltare
Realtà e immaginazione, la grandezza della nostra mente del suo potere creativo
Nei confronti della realtà, quello che il nostro animo può immaginare e’ molto più potente
Rispetto alla realtà.
Immaginare l’assassinio e’ ancora più forte del compiere l’azione, e scuote in ogni funzione di uomo.
la domanda era come e quando hai iniziato l’amore per wagner:
ciao wagneriano1983… stavo vagando in questo sito e ti ho trovato pure qua… mi fa piacere, soprattutto ora che abbiamo fatto la pace… a dire il vero non mi ricordo dove ho scritto precisamente questa cosa ma un qualcosa del genere l’ho sicuramente scritta e poi di messaggi ne ho scritti tanti in questo sito ormai… sai, in effetti il rapporto che io ebbi con wagner prima che scoppiasse la passione era simile al tuo e a molti altri… wagner, si sa, mette timore, vuoi per la risaputa lunghezza delle sue opere, vuoi per la loro complessità oppure anche per tutto un modo solo ed esclusivamente wagneriano di intendere la musica e le arti, ma anche, penso io, dal fatto stesso di essere italiani e quindi di non essere di madre lingua tedesca e questo comporta, automaticamente, una diffilcotà maggiore nel seguire un suo libretto piuttosto che seguire un libretto di un puccini… anche per me wagner era un’antologia di brani orchestrali e qualche aria qua e la che sentivo, ma non lo ascoltavo come si deve… col tempo l’orecchio si abitua a percepire certa musica di un certo tipo in un certo modo e quei pezzi che per me non erano altro che un mucchio di note mi si rivelarono come immagini del divino. tra quei pezzi c’era anche il preludio di parsifal… quei momenti me li ricordo benissimo nella mia cameretta, solo, con le lacrime agli occhi come se avessi visto la madonna… quella musica che sboccia dal nulla, pacata, e poi, ascendente, e che apre i suoi petali come un fiore fatto di luce e si spande nell’oscurità del silenzio e ti pervade col suo profumo come un turbine… insomma, ci ero rimasto incastrato, wagner aveva rapito anche me entrando nella mia vita in punta di piedi… e da allora il mio amore è stato sempre più forte e in questo periodo sta iniziando a diventare una vera e propria devozione… ormai, pienamente suggestionato dall’influsso wagneriano e dal suo universo, ho speso un patrimonio per avere tutte le sue opere che sono nel pubblico dominio e… eccomi qua… questa è la mia storia del mio amore… quando in radio c’è un’opera di wagner sono sempre in escandescenza da un mese d’anticipo e vi lascio immaginare l’anno scorso quando la scala inaugurò proprio con tristano e isotta. ovviamente sono gia in attesa del 7 dicembre 2009 (o 2010) quando si allestirà la valchiria… per non parlare dell’anno santo 2013!!!
a questo punto non si può che riproporre il preludio in questione
Le venature buddhiste del Parsifal si riscontrano nell’amore per la natura (il cigno e il prato fiorito del Venerdì Santo), nelle doppie vite di Kundry (Erodiade, Maria Maddalena) e nella ricerca di una pace suprema assai più prossima al Nirvana che al Paradiso cristiano. È dunque Parsifal, non Tristano, a riflettere più da vicino il pensiero di Schopenhauer. Bedetti ricorda inoltre che la leggenda della spada (o della lancia) che resta miracolosamente sospesa sul capo dell’eroe è prettamente buddhista: ciò che avviene a Parsifal alla fine del secondo atto.