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Difficoltà a mettere in scena

Per sei anni tutti i tentativi di rappresentare il Tristano vanno a vuoto.

Vienna abbandona l’impresa dopo una settimana di prove.

La partitura appare ineseguibile.

Solo l’idolatria Wagneriana di Luigi II di Baviera riusciranno a superare ogni ostacolo.

 

Uscendo dallo spettacolo, la sera del 10 giugno 1865, il re, sconvolto dall’emozione, invia a Wagner un delirante biglietto in cui fa proprie le ultime parole di Isotta:

 

MIO UNICO! MIO SANTO!

QUALE RAPIMENTO. PERFETTO. SOPRAFFATTO DALLA DELIZIA.

NAUFRAGARE…..AFFONDARE-INCONSCIO-SUPREMA VOLUTTà-OPERA DIVINA!

ETERNAMENTE

SINCERAMENTE-FINO ALLA MORTE ED OLTRE!

 

 

Così si apre l’epoca dei drogati del Tristano. non un opera, ma un vizio, una malattia.

I benpensanti protestano. Ma è una battagli di retorguardia destinata alla sconfitta.

Ben presto il filtro di Brangania scorrerà a rivoli in tutto i mondo avido di paradisi artificiali.

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