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poesie

Per la poesia invece si comincia da Hikmet (anche se è brutto cominciare da un ‘addio’…) poeta turco impegnato politicamente ma capace di scrivere poesie d’amore uniche al mondo. Questa è una delle mie preferite

L’addio

L’uomo dice alla donna t’amo e come: come se stringessi tra le palme il mio cuore, simile a scheggia di vetro che m’insanguina i diti quando lo spezzo follemente. L’uomo dice alla donna t’amo e come: con la profondità dei chilometri con l’immensità dei chilometri cento per cento mille per cento cento volte l’infinitamente cento. La donna dice all’uomo ho guardato con le mie labbra con la mia testa col mio cuore con amore con terrore, curvandomi sulle tue labbra sul tuo cuore sulla tua testa. E quello che dico adesso l’ho imparato da te come un mormorio nelle tenebre e oggi so che la terra come una madre dal viso di sole allatta la sua creatura più bella. Ma che fare? I miei capelli sono impigliati ai diti di ciò che muore non posso strapparne la testa devi partire guardando gli occhi del nuovo nato devi abbandonarmi. La donna ha taciuto si sono baciati un libro è caduto sul pavimento una finestra si è chiusa. È così che si sono lasciati.

Un pensiero su “poesie

  1. scaband17 in ha detto:

    Madrigale d’estate

    Unisci la rossa tua bocca alla mia,
    o Estrella gitana!

    Sotto l’ora solare del mezzogiorno
    morderò la Mela.

    Fra i verdi ulivi della collina
    c’è una torre moresca,
    colore della tua carne agreste
    che sa di miele e d’aurora.

    Mi offri nel tuo corpo ardente
    il divino nutrimento
    che dà fiori al ruscello quieto
    e stelle al vento.

    Come ti donasti a me, luce bruna?
    perché mi desti pieni
    d’amore il sesso di giglio

    e la sonorità dei tuoi seni?

    Fu per la mia tristezza?
    (oh, miei goffi passi!)

    Forse destò pietà in te
    la mia vita spenta di canti?

    Perché non hai preferito ai miei lamenti
    le cosce sudate
    di un San Cristoforo contadino
    pesanti in amore e belle?

    Danaide del piacere sei con me.
    Femminile Silvano.

    I tuoi baci odorano come il grano
    secco dall’estate.

    Oscurami la vista col tu canto.

    Sciogli la tua chioma
    dispiegata e solenne come un manto
    d’ombra sopra i prati.

    Dipingi con la bocca insanguinata
    un cielo d’amore,
    su un fondo di carne, la stella
    violetta del dolore.

    Prigioniero è il mio cavallo Andaluso
    dei tuoi occhi aperti,
    e volerà desolato e assorto
    quando li vedrà morti.

    Se tu non m’amassi t’amerei
    per il tuo sguardo cupo
    come l’allodola ama il giorno nuovo
    per la rugiada.

    Unisci la rossa tua bocca alla mia,
    o Estrella gitana!
    Lasciami sotto il giorno chiaro
    consumare la mela.

    Garcia Lorca

    Okkio a regalare le poesie di Garcìa Lorca, si ottengono reazioni strane…. :-)))

    p.s.
    Le Danaidi, figure della mitologia greca, erano le cinquanta figlie di Danao (che le aveva avute in parte da Polisso, in parte da Pieria), protagoniste di mitologiche vicende da cui sarebbe derivata l’origine del popolo dei Danai, cioè i Greci. Queste vicende si intrecciano con l’antagonismo fra i due fratelli Egitto e Danao, il primo re d’Egitto e padre di 50 figli maschi, il secondo re di Libia.

    Le 50 figlie di Danao, rifiutandosi di maritarsi coi propri cugini, fuggirono col padre ad Argo. I giovani le inseguirono e le costrinsero al matrimonio. Danao diede ad ognuna l’ordine di uccidere il proprio marito. Tutte obbedirono eccetto Ipermnestra, che aveva sposato Linceo. In seguito Danao fece sposare le 49 figlie con principi e gente del luogo dando origine ai Danai. Linceo non tarderà a vendicare i suoi fratelli uccidendole tutte e risparmiando dalla morte la sola Ipermnestra.

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